Non sempre succedono cose così interessanti in missione, ma si vive anche una buona normalità che ci permette anche di “fermarci” e osservare tutto ciò che stiamo facendo e vivendo.
Nell’ultimo periodo ho conosciuto diversi italiani e altro personale straniero che lavora qui per agenzie delle Nazioni Unite o per grosse NGOs, sono un’apertura su un mondo che, per noi europei, sembra essere più normale. Si vive proprio questo incontro in Sud Sudan, persone che vengono da paesi in cui l’ultima guerra civile non ha toccato le attuali generazioni o che non ne hanno mai sentito parlare, con generazioni locale che invece non hanno mai conosciuto un tempo di pace. Due mondi riconciliabili? Si dice che qui la nazione sia in trauma e lo posso capire, e qualche volta vedere. Non mi ricordo chi due giorni fa mi chiedeva se ci fosse speranza. Guardando con gli occhi dell’Europeo dico “poca” ma con gli occhi del Sud Sudanese sì c’è, forse semplicemente perchè non si può vivere senza speranza, forse pechè c’è fede o forse perchè, alla fin fine, quello che si vuole non è eccessivo, ma ci si accontenta del poco. Non si cerca lo standard di vita del primo mondo, questa è una nostra illusione e desiderio proittato sul paese, la gente qui è molto più semplice. Tempo fa ho detto, ad un nostro dipendente, “dovresti prenderti delle vacanze dal lavoro” e la risposta è stata “perchè? Ogni giorno finito di lavorare sto con la famiglia e gli amici, non ho bisogno di vacanza…”
Allego una foto, un gruppetto di ragazzini della nostra parrocchia, immagine quotidiana della nostra realtà
Pace e ogni bene a tutti
Abuna Federico Loro Gatluak